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Sarah Sills photo

Corpo a corpo col sionismo

16 novembre 2024

Conversazione con Sarah Sills, “artivist” newyorkese e leader di Jewish Voice for Peace (Voce Ebraica per la Pace) NY, che supporta la Palestina e si oppone al sionismo.

Ho lasciato molti amici sia in Israele che in Palestina, e con alcuni di loro sono ancora in contatto, dal tempo dei miei viaggi lì per ricostruire la storia di una attentato suicida. Questa storia è alla base del mio romanzo “Prima di lasciarsi”, che è stato tradotto fra l’altro sia in ebraico che in arabo, dimostrando che entrambi i popoli possono riconoscersi nella stessa storia.

Ora sono felice di raccontare quest’altra storia: centinaia e centinaia di migliaia di persone, appartenenti alla comunità ebraica americana, si mobilitano da anni – e in questi mesi con più urgenza e dolore che mai – per chiedere al governo U.S.A. di non supportare più con soldi e armi lo Stato di Israele. Sono Jewish Voice for Peace, la più ampia organizzazione ebraica al mondo che è solidale con i palestinesi e si oppone al sionismo. Vi appartengono anche arabi israeliani ed ebrei palestinesi, e lottano per tutte le minoranze, incluse quelle nere e queer. Definiscono l’attuale guerra di Israele a Gaza “una continuazione della Nakba e di 75 anni di occupazione israeliana e di apartheid”. Considerano il sionismo, come nella soluzione dell’ONU del 1975, “una forma di razzismo”. Contano 83 sedi sparse negli Stati Uniti.

“Ebrei che odiano sé stessi”: così vengono etichettati dalle comunità ebraiche pro-Israele. Accusati di “antisemitismo”, ribattono: “Se vuoi una comunità ebraica con la giustizia al centro; se stai cercando di trasformare la tua rabbia e il tuo dolore in un’azione significativa e strategica: unisciti a noi, il tuo posto è qui.” E, soprattutto, lavorano per smuovere l’atteggiamento PEP’s, cioè degli ebrei liberali e progressisti che non riescono però a esprimere un giudizio sulla politica di occupazione di Israele.

Sul mio blog Branchie su reWriters, un’intervista a Sarah Sills, “artivist” newyorkese e leader di JVP NY, che racconta la loro relazione, anche intima e personale, col sionismo.

Nel testo, molte foto e link alle loro manifestazioni per i diritti e la libertà di tutti.

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